Sorano divenne il baluardo
difensivo della famiglia Orsini, svolgendo un ruolo importante nelle lotte
contro la Repubblica di Siena, dalle quali essi ed i loro sudditi non sempre
uscirono vittoriosi. Nell’anno 1417, infatti, la contea di Sorano e Pitigliano,
insieme al feudo limitrofo di Castell’Ottieri, fu costretta a firmare un
trattato nel quale dichiarava di piegarsi alla indiretta sovranità dello stato
senese. Tale patto venne meno nel 1555, anno in cui cadde la Repubblica di Siena,
e già nel 1556 Niccolò Orsini poté riaffermare pienamente la sua legittima
potestà sulla contea.
In questo periodo a Sorano le corporazioni dei mugnai
rivestivano una così grande importanza nell’ordine amministrativo della
comunità che ciò lascia facilmente rilevare la preminenza dell’agricoltura
nell’economia del paese. Dopo la caduta della Repubblica di Siena, i Medici,
con Cosimo I, ne presero il posto, giocando il ruolo di nemici – amici. Durante
questo periodo la famiglia Orsini provvide a consolidare la Rocca di Sorano,
facendone un mirabile esempio di architettura militare, nonché un potente mezzo
di difesa. A causa della posizione strategica che Sorano occupava, la sua Fortezza
fu più volte attaccata, non soltanto da eserciti stranieri; essa vide gli
scontri tra fratelli e di figli contro padri, come Alessandro contro Niccolò
IV, e fu tale la sua importanza che Cosimo I la definì: “lo zolfanello delle
guerre in Italia”. Dopo la caduta degli Orsini, nel 1604 Sorano passò di fatto
sotto la giurisdizione dei Medici, che vi governarono “senza infamia e senza
lode”, lasciando nel 1737 la successione al governo della Toscana alla casa dei
Lorena. Essi trovarono queste terre sconvolte dalla malaria, che dalle zone costiere
si era nel frattempo propagata sempre più internamente.
Sorano fu una delle poche località a salvarsi da questo
flagello; così venne descritta la sua economia nel 1766 da un ispettore del
Granduca Pietro Leopoldo “ (…) in questa comunità si fabbricano de’ panni di
lana e mezza lana, sia per vendere nel paese sia per smerciare nei paesi
circonvicini, pure si filano e si tessono delle tele di lino e di canapa”.
A Sorano, come in altre nove comunità della Maremma, veniva
esercitata con buon esito la produzione del salnitro e della polvere da sparo;
era scomparsa l’industria del cuoio, non vi erano ferrerie e botteghe di
fabbri, mentre la lavorazione delle ceramiche era notevolmente diminuita. Sotto
la reggenza del Granducato, Sorano conobbe il suo periodo d’oro, difatti vi fu
un notevole incremento demografico ed un miglioramento della situazione economica
generale. Nel plebiscito del 15 Marzo 1860 i soranesi votarono compatti per
l’Unione; così Sorano venne a far parte dei venti comuni della provincia di
Grosseto, alla quale tutt’ora appartiene